“È necessario che ciascun attore della filiera produttiva, da semplice esecutore di un piano tecnico di produzione, diventi protagonista, trasferendo tutto il proprio know-how in ogni confezione di pasta. Il territorio, La raccolta, lo stoccaggio, la preparazione dell’impasto, la trafila, l’essicazione, l’imballaggio sono tutti fattori che giocano su un sottile equilibrio e noi cerchiamo tutti di ottimizzarne ogni passaggio, pur sapendo che questo comporta un inevitabile aumento dei costi di produzione”.
“Ovviamente sapevamo che per rendere questi costi sostenibili era indispensabile posizionarsi e comunicare in un certo modo. Abbiamo quindi utilizzato lo stesso approccio usato in precedenza: come posso migliorare il design del mio prodotto? come posso comunicarne la qualità? come posso creare un’esperienza di marca davvero coinvolgente?"
“Per commercializzare la pasta è stata quindi progettata una confezione a forma di cubo in cartoncino, con finestre in plastica che permettono di riconoscerne immediatamente la forma. Il cubo risulta molto funzionale al trasporto e alla conservazione della pasta, perché lo protegge dall’umidità e può essere riposto ovunque. Allo stesso modo è possibile richiuderlo una volta presa la dose necessaria, senza che la confezione si rompa e il contenuto cada a terra. Inoltre nel pensare la confezione ideale siamo partiti dalle necessità degli chef, che conservano la pasta nei cassetti; in questo contesto il cubo con il prodotto visibile dall'alto è la soluzione più razionale e conveniente."
“Il cubo è inoltre un ottimo mezzo di comunicazione. Le sue facce, non solo vengono utilizzate per comunicare chi sono gli attori della filiera, ma anche per permettere ai consumatori di visitare il luogo di origine del prodotto stesso, attraverso un sistema di tracciabilità. Accedendo al sito del Pastificio dei Campi e inserendo il codice prodotto è infatti possibile conoscere il campo in cui è cresciuto il grano acquistato, il momento della semina, il giorno in cui si è fatto il raccolto, il silo in cui il grano è stato conservato per tutto il periodo fino alla macinazione. E ancora, il mulino in cui il mugnaio ha macinato quel grano per farlo diventare semola di grano duro, il giorno in cui è stato consegnato al Pastificio dei Campi e il giorno in cui la semola è diventata pasta, grazie al lavoro del pastaio, e il giorno in cui la pasta è stata riposta nelle confezioni dal pacchettista”.
Tutta la vita di un pacco di Pasta dei Campi viene così rintracciata e i protagonisti di questa storia hanno finalmente un volto e un luogo preciso. Ma ci sarà un lieto fine?
“La Pasta dei Campi è oggi venduta in selezionate gastronomie e nei più prestigiosi food market italiani e stranieri. In Italia la si trova alla Rinascente di Milano, alla gastronomia Roscioli a Roma, all’Enoteca Di Leva di Gragnano. Fuori dai confini nazionali è disponibile al Bon Marché di Parigi, da Harvey Nichols a Londra, da Mmmmh a Bruxelles, da Isetan a Tokio o da Pusateri’s a Toronto. Alcuni chef di altissimo livello l’hanno scelta per il proprio ristorante: Gennaro Esposito della Torre del Saracino, Andrea Berton del Trussardi alla Scala, Libera Iovine del Melograno di Ischia, Alessandro Boglione del Castello di Grinzane e altri ancora”.
Giuseppe Di Martino ci ha mostrato come avere una visione e perseguirla con tenacia siano i presupposti necessari per il successo. Il resto lo hanno fatto la capacità di raccontare una storia interessante e l'attenzione ai bisogni del consumatore nel progettare il Pack di prodotto. E lieto fine sia, con la speranza di sentire presto altre storie come questa, il cui protagonista, perché no, potrebbe essere proprio uno di questi studenti. Staremo a vedere, nel frattempo ringraziamo Giuseppe per questa interessantissima lezione.