Il dilemma dell’innovatore

Disrupt or be disrupted, questo è dilemma. Ma alla fine, quando parliamo di digital disruption, di cosa parliamo?

Digital Disruption, questa sconosciuta. Introdotto per la prima volta dal Prof. Clayton Christensen nel 1995 nell’articolo u0022Disruptive Technologies: Catching the Waveu0022, il termine è da anni argomento di discussione. L’espressione parte da una riflessione: perché le grandi aziende decidono di investire in tecnologie che incontrano le aspettative dei clienti attuali ma non prendono in considerazione lo sviluppo del mercato e le esigenze dei clienti futuri?

Le Disruptive Technologies o tecnologie dirompenti superano le esigenze del presente, con innovazioni che portano a rivedere il prodotto, il prezzo, il modello di business per aumentare il pubblico e diminuire il costo. Questa innovazione prevede infatti la vendita di un prodotto più economico, al fine di raggiungere inizialmente i clienti con un potere d’acquisto inferiore, e prendere nel tempo il sopravvento nel settore.

Le aziende, anche piccole e medie, che ascoltano continuamente i consumatori, sono in grado di anticipare i nuovi bisogni emergenti e possono puntare su innovazioni tecnologiche e cambiamenti di mercato dirompenti, disruptive appunto.

Il dilemma dell’innovatore consiste in una serie di casi di studio selezionati con cura, a cominciare con l’industria disk-drive, che è stata oggetto di tesi di dottorato di Christensen, nel 1992. Alcuni riportati qui nell’articolo originale del New Yorker.

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